Questa volta si parla di due soldati, due marescialli, il cui ricordo è scolpito nella memoria di chi li ha conosciuti nella foto Claudio Parodi (con l'elmetto) e Duilio Bernabei (col basco) Soldati Così come non basta un abito per fare un monaco, non basta nemmeno una divisa per fare un soldato. La mimetica era uguale per tutti ma i meccanismi mentali non erano gli stessi e nessuno di noi (aspiranti) marò sarebbe stato un soldato vero, fino a che non ci fossimo imbattuti in un esempio che ci avesse fatto capire cosa significasse meritare una divisa militare come quella del San Marco.
Fino a quel momento i soldati li avevamo visti più che altro nei film, e il nostro modello di militare era un attore che fingeva, tutto lì.
Poi in un film ci siamo entrati quando un pullman della Marina ci ha portato all’isola di Pedagne, alla periferia di Brindisi, una roccia piatta e brulla collegata da un nastro di cemento alla terraferma.
Duecento metri di ponte che ci hanno sbattuto in un universo parallelo, e la vista di quell’isolotto spelacchiato, che sarebbe stato la nostra caserma per l’addestramento, ci ha indotto a pensare che la vita è piena di imprevisti con i quali non avevamo fatto i conti.
Lì le reclute come me venivano a conoscenza dei Soldati (si, la esse è maiuscola), e tra quelli che si meritavano la esse maiuscola, ci fu facile capire chi poteva fregiarsela.
Pizzetto e voce sicura che non ammetteva repliche, i marescialli Duilio Bernabei e Claudio Parodi portavano attorno a sé l’aura della santità militare. Si parlava di loro con deferenza assoluta e venivano sempre citati assieme, con la doverosa devozione dovuta al loro alone di leggenda. Duo solidale e indivisibile, per noi marmaglia soldatesca erano Parodi&Bernabei, pronunciati entrambi in un’unica parola.
Atteggiamento marziale, burberi ma umani, inflessibili ma comprensivi, occhi verso l’infinito, si muovevano sempre come se fossero su un campo di battaglia, e che al loro via si sarebbe scatenato l’inferno, anche meglio di come voleva Massimo Decimo Meridio.
Simili ma differenti: Bernabei era straripante di parole, Parodi le misurava, Bernabei aveva gli occhi accesi e fulminanti, Parodi aveva uno sguardo di vaga cupezza che ti scavava dentro, Bernabei ti insultava con la voce mentre Parodi lo faceva riducendo gli occhi a due fessure.
Ci mettevano soggezione ma erano i nostri supereroi, con loro non poteva succederci nulla di grave, guidavano le pattuglie tra i dedali delle vie di Chatila con il passo sicuro di chi padroneggia la situazione. Esplosioni e raffiche che arrivavano vicino ci facevano buttare a terra, mentre loro rimanevano in piedi accennando solo un piccolo moto di fastidio, cercando con gli occhi da dove provenisse la minaccia. Erano infaticabili e totalmente ligi al loro dovere, come mai avevo visto fino ad allora, per me che provenivo da una gioventù oziosa e dotata di scarsa determinazione.
Li ho incontrati per la prima volta a Pedagne, mentre facevo la guardia alla sbarra oltre la quale si accedeva all’isola. Proprio quella che qualche settimana prima ci aveva proiettato in un mondo a noi sconosciuto.
Era aprile caldo di un caldo pugliese, e nel silenzio del pomeriggio arrivano loro due. Mi salutano appena, perché attorno a loro c’è ancora Beirut, e non Pedagne.
Parodi e Bernabei erano appena tornati dalla missione libanese, ma già scalpitavano per ripartire. Bernabei, più attento all’efficienza fisica di Parodi, si arrampicava e ridiscendeva dalla garitta in cemento per mantenersi in esercizio e diceva “Claudio, bisogna ripartire, dobbiamo tornare tra i proiettili di Beirut, qui mi annoio troppo”. Io ero solo un opzional nella loro conversazione, ed ero sorpreso di come mi fossi imbattuto in una frase che poteva somigliare a quella pronunciata dal capitano Willard, in Apocalipse now, quando sentiva la nostalgia del Vietnam.
Parodi annuiva serio. Si volatilizzarono nella calura del pomeriggio.
Ci saremmo ritrovati di lì a qualche mese proprio tra le macerie di quella città tormentata e trafitta da milioni di colpi di arma da fuoco, luogo dove i nostri due marescialli si trovavano assolutamente a proprio agio, tra i pericoli che non mancavano mai.
Bernabei era sempre ridondante di azione, di parole, strenuo difensore del concetto di disciplina e estremamente informato sui fatti che avevano portato il Libano verso la guerra civile. Citava Arafat e gli imam, gli israeliani Begin e Sharon. Conosceva le implicazioni politiche ed economiche che avevano portato al conflitto libanese. Anche Parodi era un profondo conoscitore delle intricate trame mediorientali, ma con una nota diversa: lui era, ed è, un intellettuale, un esperto di guerra e della storia delle guerre, era la persona che si poteva permettersi lunghe conversazioni con Oriana Fallaci sulla nave che ci portava in licenza verso Cipro, per poi volare in Italia. E forse gli avrà raccontato anche di quella volta che posò la sua mano sulle spalle di una icona beat, John Lennon, nel 1967.
Irruento Bernabei, ferocemente pacato Parodi, guidavano i loro team con magnetismo e consumata maestria tra le mille insidie dei vicoli di Chatila. Parodi riuscì a mantenere la calma anche quella terribile notte nella quale comandava la pattuglia motorizzata, assaltata dalle milizie arabe, nell’agguato in cui perse la vita Filippo Montesi e venne ferito gravemente Luigi Fiorella.
Lui, quella notte, fu la persona che diede coraggio al suo team, con la fermezza di chi conosce il suo ruolo e sa che la calma di un capo può essere trasmessa a chi ne ha bisogno. E di quella notte porta ancora i segni sul suo corpo.
A modo loro ci hanno spiegato la vita, che va attraversata con coraggio e determinazione. Grazie a loro i vicoli bui ci hanno fatto un po’ meno paura.
Dopo Beirut
Bernabei e Parodi erano due sottufficiali dell’esercito prestati alla Marina Militare, in quanto allora nel Battaglione San Marco erano inclusi graduati di terra e di mare. Qualche anno dopo la conclusione della missione a Beirut, entrambi entrarono nel reparto dei Lagunari (che spesso viene confusi col San Marco, reparto di marina, mentre i Lagunari sono un reparto di fanteria anfibia d’assalto, simili ma non uguali).
La loro carriera ha visto prendere le strade più pericolose e difficili, partecipando a quasi tutte le missioni all’estero nelle quali erano impegnate le forze armate italiane. Parodi era presente nelle insidie di Mogadiscio, i pericoli di Nassiriya, tra le velenose faide dei Balcani, di nuovo in Libano a Ma’ Rakah, nel sud del paese.
Bernabei portò il suo carisma di soldato in Afghanistan, in Iraq e nel sud del Libano, ma prima riuscì a diventare ufficiale, per chiudere la sua carriera da Colonnello.
Oggi Parodi&Bernabei sono due guerrieri che si riposano. Il termine “pensionati” non gli si addice, e provo un vago sgomento solamente a scriverla questa parola, pensando a loro…
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